Quale riflessione produrre, allora, su Valerio DeMarchi, anch’egli tutto emozione e sensualità? Di primo acchito si percepisce subito che è un artista solitario e tormentato, difensore perinde ac cadaver della “verità”, totalmente al di fuori delle condiscendenze della committenza o delle espressività della contemporaneità. Volutamente lontano anche da un maestro dell’ultimo Ottocento quale fu Rodin, nel momento in cui si cimenta con il “non finito”, ma meno critico verso le opere del francese realizzate a tutto tondo. Valerius procede col suo linguaggio espressivo verso il processo vero della scultura, tesa a rappresentare la realtà, capace di condividere i turbamenti e la passione, mai appagata dal risultato.
Valerio DeMarchi, in arte Valerius, è uno scultore puro, interprete di una figuratività sognante e piena di fascino. Il tema fondamentale dell’artista è la donna, letta e rappresentata come una figura primigenia, portatrice di valori al di là del tempo e dello spazio.
È la ricerca della verità interiore che è sinonimo di bellezza, del sentimento e dell’emozione che lo scultore racchiude nella materia. Materia che viene modellata senza alcuna concessione alla ritrattistica o al realismo, ma palpita nelle sue mani e concretizza l’idea.