Nato nel 1909, Aldo Tavella è stato il protagonista veronese della pittura novecentesca: conscio delle ultime novità nel mondo dell'arte, guardò sempre al paesaggio e alla figura con l'obiettivo di trovare un proprio modo di esprimersi, che non dipendesse dalle mode. Ha vissuto il dramma di due Guerre e ha visto l’inizio del XXI secolo sempre interrogandosi sulla realtà della forma, sul segno come drammatica scrittura della percezione visiva, e sullo spazio come condizione estetica.
Iniziò a dipingere negli anni '20, e nella città natale si confronta con gli altri protagonisti veronesi della scena artistica: la prima esposizione è del 1946, e da questo momento all'attività pittorica si affiancano moltissime partecipazioni a concorsi nazionali, dove vince premi e ottiene riconoscimenti. Il traguardo più illustre è certamente la XXV Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, del 1950, dove concorre con l'opera "Morte delle maschere", selezionata da Carlo Carrà.
La sua produzione pittorica si estende per più di mezzo secolo, e si caratterizza per un atteggiamento assolutamente spontaneo, che risponde all'esigenza e al bisogno di esprimere un sentimento momentaneo e raccontare la propria vita.
Senza tralasciare la ricerca e concedendo un certo spazio alle novità, l’arte di Tavella viene a colmare quella distanza dalle esperienze estreme, creando un canale di comunicazione, un dialogo tra la tradizione e l’innovazione, un’armonia capace di plasmare in un solo corpo le virtù dell’arte e la somma dialettica espressa da un pittore che sente e vive da vicino la passione, le emozioni, le forti vibrazioni, che la realtà gli svela quotidianamente. La sua è stata perennemente una ricerca iconografica in grado di evidenziare attitudini e sensibilità, soprattutto per quanto riguarda il genere della ritrattistica, un mezzo per esprimere il vissuto interiore del soggetto, la possibilità di conoscere il carattere ed indagare la psiche del personaggio attraverso lo studio del corpo, appagando quasi la sua necessità di ricondurre una realtà non visibile a schemi noti e, perciò, rassicuranti.
La sicurezza del segno, la precisione e la capacità di creare profonde spazialità vanno molto al di là della pittura tecnicamente valida, così la maestria del tratto, raggiunta grazie alla scioltezza della pennellata, racchiusa da precisi contorni, è sostenuta da un impegno e da una ricerca costante, tesa a raggiungere una determinata compiutezza formale.
E’ un universo intimo di immagini, figure, gesti, colloqui, lo spazio racchiuso nei dipinti di Tavella, un corpus di opere ingente e di complessa e variegata narratività, frutto di più di mezzo secolo di attività pittorica.