Lo spazio racchiuso nei dipinti di Tavella è un universo intimo di immagini, figure, gesti, colloqui. Un corpus di opere ingente e di complessa e variegata narratività, frutto di più di mezzo secolo di attività pittorica.
La sicurezza del segno, la precisione e la capacità di creare profonde spazialità vanno molto al di là della pittura tecnicamente valida: così la maestria del tratto raggiunta grazie alla scioltezza della pennellata è sostenuta da un impegno e da una ricerca costante, tesa a raggiungere una determinata compiutezza formale.
Aldo Tavella (*1909 - 2004) è stato il protagonista veronese della pittura novecentesca: ha attraversato il XX secolo guardando con attenzione e sentendosi in sintonia con le novità dell'arte contemporanea, ma scegliendo di mettere al centro del suo universo pittorico la realtà a lui più prossima, quella della sua Verona.
Iniziò a dipingere negli anni '20 confrontandosi con gli altri protagonisti veronesi: dopo la sua prima esposizione nel 1946 seguirono moltissime partecipazioni a concorsi nazionali, dove vinse premi e ottenne riconoscimenti. Il traguardo più illustre fu certamente la XXV Biennale Internazionale d'Arte di Venezia del 1950 alla quale presentò l'opera "Morte delle maschere", selezionata da Carlo Carrà.
La sua produzione pittorica si estende per più di mezzo secolo e si caratterizza per un atteggiamento assolutamente spontaneo che a tratti risponde all'esigenza di immortalare un sentimento momentaneo e raccontare la propria vita, rivelando gli affetti dell’autore per luoghi e persone, altre volte invece si esprime con rappresentazioni ilari e satiriche, al centro delle quali vi è un profondo rispetto per le feste e le usanze popolari che scandiscono il tempo della società smascherando i falsi miti del tempo presente.